Alessandro Speziali

La laicità e i suoi nuovi nemici (editoriale #2 di Lib-)

14 ottobre 2022

Mentre il ‘900 sta esaurendo la sua spinta, la sensazione è che anche la Svizzera sia ormai invischiata nella guerra tribale partita oltre Atlantico. Lo dimostra il tono di alcune battaglie inclusive, ormai dominate da narrative così roventi da produrre nuove faglie nel panorama sociale. Prendiamo uno dei campioni del nuovo socialismo svizzero: la pasionaria bernese Tamara Funiciello, che dopo la sconfitta sulla riforma dell’AVS dipinge il nostro Paese come un terreno di scontro tra uomini anziani benestanti e giovani donne disoccupate.

Ogni disputa diventa così l’occasione per prendere la pala e scavare una nuova trincea. E non solo. L’indignazione come nuovo abito per il dibattito pubblico, lo stiamo scoprendo, ama imbracciare l’arma della scomunica. Un esempio calzante è l’adesione alle nuove regole linguistiche che si stanno facendo spazio (“buongiorno a tutt*!”), bizzarria dopo bizzarria (“carƏ ragazzƏ”), trasformandosi in codice per dividere gli “illuminati” dai passatisti. Una lotta tutt’altro che innocua, perché la lingua è il set di parametri con il quale definiamo il nostro mondo – e quello degli altri.

Siccome non esiste nuova legge senza sanzione, l’esito naturale di queste dinamiche è il dilagare della “cancel culture”: stabilita la lingua del futuro si disinfetta il presente invocando il boicottaggio – anche violento – di personaggi, simboli, capitoli del passato che nel bene o nel male hanno arredato il mondo che abitiamo. Un approccio nefasto che ci espropria della possibilità di capire davvero il senso della Storia. Chi osa opporsi, però, rischia un destino spiacevole: quello del negazionista o reazionario – sospettato delle intramontabili simpatie fasciste.

A costo di ripetermi, non mancherò di richiamare anche la moralizzazione degli stili di vita. Dieta carnivora, passione per i motori, fuochi d’artificio o vacanze in aereo low cost cominciano a essere tabu. Dietro foglie di fico come la sacrosanta sfida per il clima – che confermiamo in queste pagine di prendere con la massima serietà – si nasconde la battaglia per definire nuovi modelli di vita che, come la famigerata “decrescita”, non hanno nulla di scientifico. 

La sfida, per chi crede nella libertà, consiste nell’unire i puntini e riconoscere la matrice comune: rivoluzionare il nostro stile di vita. Le minoranze agguerrite possono magari farci sorridere con le loro fissazioni, ma l’insistenza permette loro di imporsi, come a Berna quando un gruppo reggae di uomini bianchi con i rasta capelli e look giamaicano ha dovuto interrompere il concerto, accusato di “appropriazione culturale”.

Uno dei nostri compiti è perciò di non smettere mai di interrogare il liberalismo su questi temi, un esercizio permanente del nostro spirito critico, per smascherare le nuove religioni che stanno cercando di approfittare del tramonto delle Chiese tradizionali. Perché la laicità è un argine invalicabile che vale per i predicatori di ogni specie, la maggior parte dei quali oggi non indossano più un abito talare.