Alessandro Speziali

Scuola, scuola, scuola

15 maggio 2020

«Il futuro non è più quello di una volta», diceva una vecchia scritta sul muro, e il rischio è che chi oggi ha meno di 25 anni possa crederci per davvero. Ecco perché faremmo bene a convenire sull’idea che fare ripartire il nostro Cantone significherà, prima di tutto, occuparsi della scuola – intesa come luogo di sapere, crescita personale e, soprattutto, costruzione del futuro.

Nemmeno la Svizzera è il Paese delle meraviglie per il 100% dei suoi abitanti: dopo un’emergenza spaventosa come quella legata al coronavirus, l’unico modo per fare sì che la nostra catena sociale non abbia punti troppo deboli, è prendersi cura del sistema che forma i cittadini di domani. L’istruzione ha un’impronta decisiva sulla vita di ognuno di noi, specialmente in una società in cui si sta trasformando in «progetto di vita», una formazione continua dall’adolescenza alla soglia della pensione. Ecco perché per il PLR, da sempre e per sempre, la scuola occupa la vetta del podio delle priorità politiche.

Dobbiamo poi ricordare che la fattura finale di questa crisi sarà pagata soprattutto dalle giovani generazioni. Investire nella loro formazione – apprendistati, scuole professionali, centri di ricerca e università – esprime anche un desiderio di giustizia generazionale, perché immette carburante nel serbatoio di chi erediterà da noi il compito di mantenere in moto la macchina. 

Nell’idea di Ticino che vogliamo, la scuola è la prima fabbrica di un futuro migliore, indipendentemente dal cognome che portano i suoi allievi e dal reddito delle loro famiglie. Senza tradire la nostra Storia, oggi più che mai dobbiamo impegnarci – costi quel che costi – a tenere aperta la porta delle nostre aule, dove iniziare a fabbricare un futuro non solo degno di esser vissuto, ma addirittura migliore del nostro passato.