E adesso occupiamoci dei giovani
29 aprile 2020
Questa crisi è piena di incertezze, ma qualcosa è già chiaro: le conseguenze economiche sono gravissime, e a pagarle saranno le giovani generazioni. Il quadro è inquietante: recessione, disoccupazione, contrazione dei posti di apprendistato e incertezza sui percorsi di formazione – seguite dall’aumento del debito pubblico e da una ulteriore erosione di 1° e 2° pilastro. Mentre lo tsunami travolge noi e i nostri figli, i pensionati di oggi sono al sicuro da ogni tempesta. Altrove in Svizzera il dibattito sull’equità intergenerazionale è stato avviato con tempestività; parecchi «over 65» hanno ammesso verità scomode, che in Ticino pochi osano anche solo sussurrare. Ai giovani fin qui abbiamo giustamente chiesto solidarietà verso gli anziani, «costi quel che costi». Superato il picco pandemico, però, la politica deve spiegare come intende rilanciare il Paese evitando il sacrificio di (almeno) una intera generazione. Al centro di questa ripartenza c’è anche la scuola: luogo di sapere, crescita personale e costruzione del futuro. Ecco perché un partito interclassista come il PLR deve battersi affinché gli istituti comunali e cantonali riaprano. Lo dobbiamo a quei genitori (spesso silenziosi) che non sono attrezzati, materialmente e culturalmente, per fare da docenti domestici ai propri figli – figli di questo Ticino, incolpevoli, che stanno accumulando gravi ritardi nell’apprendimento. Una penalizzazione inaccettabile, che sommata all’isolamento lontano dai compagni di classe, spesso in abitazioni anguste, moltiplica il disagio sociale. Un partito responsabile mette la sostenibilità delle proprie scelte al primo posto, al di là dei dividendi immediati. I più giovani non votano (ancora), non scrivono letteracce ai giornali, e difenderli magari è poco pagante in termini elettorali, ma ricordate la massima di De Gasperi su cosa distingue politici e statisti? Dimostriamo che ci crediamo sul serio e guardiamo alle prossime generazioni.