Alessandro Speziali

Cari giovani, non è un Paese facile

13 marzo 2019

Cari giovani, lo ammetto. Anche io, al Rabadan, ho pensato che «ai miei tempi non ci si comportava così». Ma poi… vi ho visto sorreggervi, divertirvi, amarvi. Certe etichette non ve le meritate, perché non è facile il vostro mondo. Ereditate un enorme debito, finanziario e ambientale. Soffocate nel traffico, figlio di una pianificazione di cui non ne potete nulla. Vi servono 5 stage prima di trovare un posto, a tempo determinato. Quando poi il lavoro ce l’avete e sognate un 4,5 locali, per farvi credito le banche chiedono 180 mila franchi di reddito annuo. Nel frattempo i vostri genitori, dopo una vita di certezze, si preparano alla pensione – voi chissà a quale età e se la riceverete.

Come liberali-radicali, siamo convinti che la risposta a questo quadro non sia attaccarsi alla bottiglia di amaro Montenegro. Oggi come ieri, secondo noi, la soluzione ai problemi dell’umanità è l’integrità della persona. Paradossalmente, il vantaggio della vostra generazione è sapere che nulla vi è dovuto. Questo vi darà la forza di abbattere ideologie e privilegi anacronistici, ridisegnando la politica nel segno della responsabilità – più che delle pretese.

Mi fido di voi, e penso che farete del Ticino una bella terra, in cui salari minimi e contratti collettivi non siano l’unica barriera contro la barbarie. Una terra con un ospedale universitario all’altezza del CHUV di Losanna, una «Città dei mestieri» dove la manualità sia una scelta di serie A, o magari un «Politecnico dei videogames» dove dare vita a un’impresa che stia al Ticino come Apple sta a Cupertino.