Pianificazione del territorio: basta con le gabbie mentali
01 marzo 2016
Come costruire un Comune per tutte le generazioni, dalle più anziane a quelle che si stanno affacciando sulla vita? Riflettere di generazioni è un esercizio vago solo all’apparenza, considerato l’invecchiamento della popolazione al quale le società occidentali – Svizzera e Ticino compresi – saranno confrontate nei prossimi decenni. Entro il 2040 circa un terzo della popolazione avrà raggiunto i 65 anni di età: di fronte a questa trasformazione occorre un approccio inclusivo che integri la terza età nel tessuto sociale, anziché escluderla. Una giusta miscela, quindi, che va facilitata con il giusto modello urbanistico, superando (finalmente!) il modello della pianificazione territoriale a compartimenti. È ora di consegnare al passato le gabbie mentali che hanno prodotto sul nostro territorio una serie di «ghetti monofunzionali» segregati, che non favoriscono la partecipazione alla vita civica e sociale – le famigerate zone residenziali, industriali, alberghiere, scolastiche, attraverso le quali ovviamente spostarsi in automobile. Questo tipo di disegno ha disgregato il tessuto classico dei nostri Comuni e della nostra regione, separando fisicamente chi lavora da chi va a scuola, chi abita da chi appartiene alla terza e quarta età. Occorre perciò tornare agli insegnamenti dei nostri nuclei storici e promuovere l’interazione fra le diverse funzioni del territorio, l’utilizzo misto che genera anche interazione fra gli abitanti.
Se a Minusio ci confrontassimo con un caso concreto, potremmo citare il comparto pubblico che sorge nei pressi dell’albergo Esplanade – oggi un campetto di calcio. Immaginandone la riqualifica, occorre definire bene i propri bisogni a livello politico, senza fare affidamento troppo precocemente sul parere di specialisti. Medesimo discorso per quanto concerne l’idea della nuova piazza, idealmente posta accanto alla Casa comunale, che ho rilanciato poco tempo fa con l’appoggio del PLR.
La dimensione della partecipazione dei cittadini, anche a livello pianificatorio, è infatti uno dei capisaldi attraverso i quali i minusini, i locarnesi e i ticinesi del futuro potranno tornare ad affezionarsi al territorio, alle istituzioni locali e alla loro sorte. Solo partecipando alle decisioni potremo dare vita agli spazi pubblici che – senza di noi – rischierebbero di restare gesti architettonici senz’anima.